La schiuma della memoria

Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.

lunedì 2 maggio 2011

Duccio Galimberti

Il 30 aprile mi è sfuggito l'anniversario della nascita di Duccio Galimberti, nato a Cuneo nel 1906. Cerco di rimediare alla dimenticanza. Duccio era un abbreviativo di un nome lunghissimo formato da 4 nomi di cui il primo era Tancredi. E' stato una delle principali figure della Resistenza in Piemonte. Il padre fu senatore fascista. Lui mai si avvicinò ai fascisti, era antifascista forse per rigetto del padre (e dalli con 'sta psicanalisi...). Avvocato penalista, fra il 1940 e il 1942 provò in tutti i modi a organizzare l'antifascismo a Cuneo e a Torino. Fu fra i fondatori del Partito d'Azione a Torino. Nel 1943, il 26 luglio, tenne il primo comizio della Resistenza dal terrazzo del suo studio di Cuneo. Organizzò le prime bande partigiane in Piemonte, dalle quali nacquero le brigate di Giustizia e Libertà.
Nel gennaio del 1944 Galimberti venne ferito durante un rastrellamento e curato sommariamente da una dottoressa, ebrea polacca, sfuggita ai nazisti e riparata tra i partigiani. Venne nominato comandante di tutte le formazioni Giustizia e Libertà del Piemonte e loro rappresentante nel Comitato militare regionale.
Si trasferì a Torino dove iniziò ad esercitare l’incarico della direzione militare regionale. Galimberti cominciò in tal modo un'opera incessante e rischiosissima di organizzazione.
In seguito ad una delazione, venne arrestato il 28 novembre del 1944, in una panetteria di Torino che era il recapito del Comando partigiano. I frenetici tentativi delle forze della Resistenza di operare uno scambio di prigionieri con i tedeschi furono inutili: Galimberti era una preda troppo ambita per lasciarla sfuggire.
Quattro giorni più tardi, nel pomeriggio del 2 dicembre, un gruppo di fascisti dell’Ufficio politico di Cuneo andò a Torino per prelevarlo dal carcere. Fu trasportato nella caserma delle brigate nere di Cuneo: qui Galimberti venne sottoposto a interrogatorio e ridotto in fin di vita dallebotte e dalle torture, ma nonostante questo i fascisti non riuscirono ad ottenere alcuna informazione riguardante le formazioni partigiane della montagna cuneese, perché il comandante Galimberti non disse una sola parola.
Il mattino del 4 dicembre fu caricato su un camioncino e trasportato nei pressi di Centallo, dove venne ucciso con una raffica di mitra alla schiena.
Gli è stata conferita una Medaglia d'oro al valor militare per il suo impegno nella lotta partigiana.
Piero Calamandrei ha dedicato alla memoria di Duccio Galimberti la "Lapide ad ignominia", scritta in risposta ad Albert Kesselring, comandante delle truppe tedesche in Italia, condannato per crimini di guerra, che affermava invece di meritare un monumento.
Lapide ad ignominia
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio dei torturati
Più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA

L'impegno di Galimberti e il suo eroismo sono stati ricordati anche dalla canzone di Fausto Amodei Per i morti di Reggio Emilia, che rievoca i fatti del luglio 1960 a Reggio Emilia. Nel corso di una manifestazione sindacale cinque operai reggiani, i cosiddetti morti di Reggio Emilia, Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Marino Serri, Afro Tondelli, tutti iscritti al PCI, furono uccisi dalle forze dell'ordine. Una canzone comunista che rende onore a Galimberti, che comunista non era mai stato.

Duccio Galimberti nel primo comizio antifascista a Cuneo.

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