La schiuma della memoria

Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.

martedì 18 gennaio 2011

Muhammad Alì

Ieri, 17 gennaio, era il compleanno di Cassius Clay, alias Muhammad Alì, pugile "leggero come una farfalla e pungente come un'ape", secondo la sua stessa definizione.
Per la precisione, il sessantanovesimo compleanno. Mi è capitato di leggere, verso la fine degli anni '70, la sua autobiografia: "Il più grande. La mia storia" pubblicato in Italia nel 1976. Di quel libro ricordo in particolare l'episodio del lancio in un fiume della medaglia d'oro vinta nel 1960 alle Olimpiadi di Roma (a soli 18 anni). Un gesto di rabbia, il rifiuto di sentirsi americano, visto che per gran parte di essi egli era solo e comunque un negro (nigger). Biografia straordinaria, la sua. Quattro mogli e sette figli, il cambio del nome avvenuto per l'adesione ai Musulmani neri d'America e per polemica nei confronti del "mondo dei bianchi". Definito il più grande pugile di tutti i tempi, sul ring era elegante e leggero, a dispetto del suo peso intorno al quintale, elegante sfacciato, fortissimo; fuori dal ring accentuava il duo carattere di provocatore, sfrontatamente controcorrente. Rifiutò l'arruolamento militare per il Vietnam con queste parole: "Non capisco perché dovrei andare a sparare ai vietcong: non ho niente contro di loro, loro non mi hanno mai chiamato negro". Questo gesto gli costò il carcere e la perdita del titolo mondiale che poi riconquistò. Straordinaria la sua sfida con Joe Frazier, da cui fu sconfitto la prima volta ai punti, per vincere ai punti il secondo incontro e risultare poi vincitore nella "bella" per ritiro di Frazier, dopo un incontro fra i più tecnici, cruenti e spettacolari della storia della boxe.
Nel 1984 gli fu diagnosticato il morbo di Parkinson, contro il quale ha continuato a lottare e boxare senza guantoni.
Nel 1996, in occasione delle olimpiadi di Atlanta, è stato tedoforo per gli Stati Uniti e gli è stata riconsegnata la medaglia d'oro del 1960. Nel 2005 ha ricevuto la più alta onoreficenza civile americana, la Medaglia per la Libertà, e nel 2007, per le sue azioni umanitarie, è stato candidato al premio Nobel per la pace.
Tanti auguri, Muhammad Alì.

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